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10 problemi che stanno affrontando i nostri mari

10 problemi che stanno affrontando i nostri mari

1. La presenza massiccia di plastica

Si stima che ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di plastica finiscano in mare, il che significa che se non facciamo nulla per contenere questo fenomeno, entro il 2050 ci troveremo di fronte ad un mare composto al 50% da plastica e al 50% da pesci. 

L'inquinamento da plastica ha un impatto devastante sulla vita marina e sugli ecosistemi. Oltre ai danni causati direttamente dalla plastica agli animali marini, non sono da meno quelli causati dalle microplastiche che essendo presenti in qualunque specie marina, vengono ingerite anche da noi esseri umani quando andiamo a consumare prodotti ittici. 

2. Inquinamento agricolo e industriale

Ogni anno nei mari di tutto il mondo finiscono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti derivanti dall’attività umana, tra cui rifiuti provenienti da impianti industriali, pesticidi e concimi utilizzati in agricoltura, acque reflue e fognarie non depurate correttamente, scarichi deliberati di navi cargo e petroliere, fuoriuscite accidentali di idrocarburi e la lista potrebbe essere ancora lunga. 

La grandezza del problema diventa ovvia se pensiamo che si stima che le sole compagnie minerarie siano responsabili ogni anno dello sversamento di 220 milioni di tonnellate di rifiuti in mare. 

 

3. Pesca intensiva e accidentale

Ogni anno vengono pescate più di 90 milioni di tonnellate di pesce, mentre sono più di 100 milioni le tonnellate di pesce allevato. 

Molte specie di pesce una volta comuni, come il tonno rosso, adesso sono in via di estinzione. Quasi un terzo degli stock ittici globali è sovrasfruttato e questa percentuale arriva anche al 90% in alcune zone del Mediterraneo. 

Inoltre si stima che quasi il 40% del pescato nel mondo sia ‘’pescato accidentale’’, quindi catture che non rientrano nell’obiettivo della tecnica di pesca utilizzata e che di conseguenza vengono rilasciate in mare spesso morte o in fin di vita. 

 

4. Reti fantasma

Secondo un rapporto della FAO del 2009 ogni anno in tutto il mondo vengono perse dalle 640.000 alle 800.000 tonnellate di attrezzatura da pesca. Questi numeri fanno degli attrezzi da pesca uno dei, se non il primo rifiuto rinvenuto nei mari. 

Le cosi dette ‘’reti fantasma’’, oltre a causare un danno incalcolabile all’ambiente, pescano inutilmente milioni di esemplari ogni giorno… per sempre. 

Non sarà mai possibile recuperarle tutte, ma è una priorità assoluta fare tutto ciò che possiamo per recuperare il maggior numero di attrezzature da pesca abbandonate dal mare. 

5. Acidificazione degli oceani

Gli oceani assorbono fino a 1/3 della CO2 che emettiamo in tutto il mondo. Negli ultimi 200 anni, avendo aumentato esponenzialmente le emissioni di CO2 il pH delle acque superficiali è calato drasticamente.

Secondo il NOAA si stima che entro la fine di questo secolo i livelli superficiali degli oceani potrebbero avere un pH pari a quello del Miocene (14-17 milioni di anni fa). 

Questo cambiamento di pH impatta per primi gli organismi calcificati, come coralli, ostriche, ricci, vongole e molluschi in generale. Se il livello di acidità cresce significativamente gli oceani diventeranno troppo acidi per sostenere tutta la vita marina, che non può adattarsi così velocemente. 

 

 

6. Perdita di barriere coralline e biodiversità

Le barriere coralline sono fondamentali perché supportano una grandissima quantità di piccoli organismi, che a loro volta supportano il resto della vita in mare e quindi anche le economie che dipendono da questo. 

In base alla zona presa in esame, negli ultimi 50 anni la perdita di barriere coralline varia tra il 10% e il 70%. Migliaia di chilometri di barriera corallina son già andati persi per sempre. 

Il principale responsabile di questo fenomeno è l’aumento della temperatura degli oceani che uccide le piccole alghe che tengono in vita i coralli. 

 

7. Innalzamento del livello del mare 

Il fenomeno del riscaldamento globale causa lo scioglimento dei ghiacciai, la perdita di calotte glaciali ai poli e l’espansione termica delle molecole di acqua presenti in mare. Questi tre fenomeni combinati stanno portando ad un aumento molto preoccupante dei livelli dei mari in tutto il mondo. 

L’innalzamento del livello del mare oltre a minacciare gli ecosistemi, mette in serio pericolo la vita e la stabilita economica delle comunità costiere. Si stima che, anche interrompendo completamente le emissioni di gas serra, il livello del mare salirà almeno di 30 cm entro il 2050. 

8. Zone morte

Le zone morte sono aree di mare che non supportano più la vita marina a causa della mancanza di ossigeno. Il numero di zone morte sta crescendo ad un ritmo allarmante, ad oggi sono noti oltre 500 siti e il numero è destinato a crescere. 

La carenza di ossigeno è causata dalla proliferazione di alghe dovuta allo sversamento in mare ci composti chimici, primi su tutti i fertilizzanti agricoli. 

La buona notizia è che è stato più volte dimostrato che il processo che porta alla creazione di una zona morta è completamente reversibile. 

 

9. Eccesso di mercurio

L’inquinamento dilaga negli oceani ma uno degli inquinanti più spaventosi è il mercurio. Questo metallo pesante arriva in mare a causa principalmente delle attività delle centrali elettriche a carbone o a petrolio. 

Questo elemento una volta arrivato in mare viene assorbito dalle alghe, che a loro volta vengono mangiate pesci che a loro volta vengono mangiati da altri pesci sempre più grandi. Questo porta a grandissime concentrazioni di mercurio nei pesci in cima alla catena alimentare, mercurio che poi ci troviamo a tavola quando li mangiamo noi esseri umani. 

10. Assenza di aree protette

Ad oggi meno del 2% dei mari del mondo fa parte di riserve marine o aree protette, percentuale molto più bassa rispetto al 16% che troviamo sulla terra ferma. Le riserve marine sono fondamentali per preservare tutti i tipi di vita marina, dai coralli alle balene, fermando la pesca intensiva, la perforazione petrolifera e le attività minerarie. 

Oltre a preservare la fauna al loro interno, le aree marine protette permettono alle specie di proliferare, diventando più grandi e generando prole. Questi esemplari poi si riversano oltre i confini dell’area protetta dove vengono pescati responsabilmente generando sostentamento per le economie locali.